Il canto XXX dell’Inferno
Abstract
La lettura del XXX dell’Inferno mostra i legami stilistici e tematici tra questo canto e i precedenti VII e VIII (in particolare l’episodio di Filippo Argenti). Mostra l’importanza del contesto «canino» e generalmente bestiale entro il quale va collocato il latrato di Ecuba e l’importanza della sua funzione demitizzante nel momento che immette l’eredità classica nel mondo moderno. Del discorso di maestro Adamo, si rilevano gli echi complessi impliciti nel suo biblico esordio, e se ne analizzano le parole in chiave di «discours de la mauvaise foi» (seguendo una precisa indicazione della studiosa francese Claude Perrus). Dante si serve della zuffa tra i due personaggi per condannare lo sterile e pericoloso esercizio di falsificazione verbale costituito dalla tenzone.Parole chiave
Bestialità, idropisia, falsificazione, battesimo, tenzonePubblicato
2005-11-03
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