Call for papers n. 29 (2024): “La scuola italiana tra letteratura e cinema”

2023-03-02

La scuola è un’istituzione rilevante nell’Italia di oggi. Se ne parla, se ne scrive, non ha smesso di essere al centro del dibattito politico e mediatico; riguarda la politica e l’azione di governo, ma coinvolge anzitutto le nuove generazioni e, con loro, il futuro del paese. La scuola è stata rilevante anche nel passato, almeno dalla nascita del Regno d’Italia. I padri della patria, le menti più autorevoli, sapevano che alla scuola andava affidata sia la crescita civile della cittadinanza, aspetto chiave per la fondazione di una vera democrazia, sia una parte importante del processo di costruzione nazionale, nella consapevolezza che solo valori culturali realmente condivisi, a cominciare dalla lingua, avrebbero amalgamato le diversità e le particolarità italiane d’origine.

Quasi fin dall’inizio del processo di unificazione, negli anni Ottanta dell’Ottocento, libri molto popolari e ora annoverati tra i fondamentali di quel secolo, come Cuore di Edmondo de Amicis o Pinocchio di Carlo Collodi, hanno segnato l’interesse per il mondo dell’infanzia e dunque della scuola. Poi, nel corso del Novecento, si sono susseguite iniziative, riforme e discussioni che vedevano sempre nella scuola e nell’istruzione il proprio fulcro. E man mano si è aperta la strada, al di là di una produzione di taglio critico-saggistico, a una letteratura creativa contemporanea che guardava alla scuola da più punti di vista, come nucleo di aggregazione della società che cambia e come luogo di esperienze individuali e collettive, di crescita, e certamente di iniziazione alla vita adulta. Non è un caso che, soprattutto negli ultimi anni, siano stati in molte occasioni proprio insegnanti o ex insegnanti a prendere l’iniziativa e ad aprire nuove vie letterarie attorno al tema della scuola. Pensiamo, negli ultimi decenni, a Domenico Starnone, Marco Lodoli, Paola Mastrocola, Bianca Pitzorno, Ugo Cornia, Gian Mario Villalta, Alessandro D’Avenia, ma anche a un libro singolare e di successo come La scuola cattolica di Edoardo Albinati, diventato poi un film diretto da Stefano Mordini.

Anche il cinema italiano ha parlato spesso di scuola: possiamo citare, andando indietro nel tempo, una commedia come Maddalena... zero in condotta (Vittorio De Sica, 1940) o, già in piena temperie neorealista, un piccolo capolavoro poco noto, Mio figlio professore (Renato Castellani, 1946), e poi certamente Il maestro di Vigevano di Petri (1963), tratto dal libro di Mastronardi, per arrivare a un’autentica pietra miliare quale fu la docu-fiction Diario di un maestro, diretta da Vittorio De Seta e mandata in onda dalla Rai nel 1973, con grandissimo successo di pubblico. Dopo alcune perle certamente da riscoprire e studiare (Chiedo asilo, del 1979, poetica incursione di Marco Ferreri e Roberto Benigni nella scuola dell’infanzia), si arriva a un film “generazionale” e di culto come La scuola di Daniele Luchetti (1995), all’interesse per la scuola di uno dei migliori cineasti degli ultimi anni (il Paolo Virzì di Ovo sodo e Caterina va in città) o ad altri prodotti recenti meno impegnati, che però si inseriscono in un vero e proprio “filone” destinato a un pubblico adolescente (si pensi a Notte prima degli esami, diretto da Faustro Brizzi nel 2006, e i suoi epigoni).

È quindi al mondo della scuola che sarà dedicato il dossier di Quaderns d’Italià per il 2024:  saranno accolti saggi critici dedicati alle opere letterarie (narrativa, teatro, o di altro tipo) e a quelle cinematografiche che, nei vari momenti storici e da punti di vista diversi, sono entrate nelle aule, nelle sale professori, nei corridoi e nei cortili delle scuole italiane e ne hanno rappresentato la vitalità e la complessità.

La scadenza per l’invio degli articoli è il 31 dicembre 2023. I saggi, conformi alle norme redazionali che sono disponibili sul sito della rivista, dovranno essere corredati da un abstract di massimo 150 parole e da alcune parole chiave.

Curatori: Juan Carlos de Miguel (Universitat de València), Luca Marcozzi (Università di Roma Tre), Paolino Nappi (Universitat de València).